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Manlio Milani, 84 anni, è una vita che cerca verità e chiede giustizia. E in questi ultimi anni, la verità, almeno a pezzetti, sta venendo a galla. Manlio Milani è presidente dell’Associazione vittime della strage di Piazza della Loggia (Brescia, 28 maggio del 1974). Quel giorno Manlio e la moglie Livia arrivano in piazza della Loggia con alcuni amici per partecipare a una grande manifestazione antifascista. Sono quasi le dieci. Piove. Cercano riparo sotto i portici. Lì, dentro a un cestino dei rifiuti, c’è la bomba che sta per esplodere. Manlio viene trattenuto per qualche istante da un amico. Livia e gli altri sono già là, sotto al portico, al riparo dalla pioggia. Poi un boato e Livia, immobile, a terra. Manlio corre e cerca di parlarle, di rianimarla. Ma ormai non c’è più nulla da fare. Manlio si salva per pochi secondi, per quel crudele contrattempo che sì, gli ha salvato la vita, ma l’ha tolta alla sua Livia.

Da quel giorno Milani, non perde un’udienza dei tanti processi che hanno cercato di chiarire i misteri di quella carneficina, che provocò 8 morti e 102 feriti. Finalmente, il 20 giugno 2017 la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna all’ergastolo inflitta a Carlo Maria Maggi (Ordine Nuovo) e Maurizio Tramonte (Ordine Nuovo e collaboratore del Sid). Dopo la condanna Tramonte ha cercato rifugio in Portogallo, ma è stato estradato in Italia. Ora nuovi elementi riaprono il caso cercando di far luce sugli esecutori materiali dell’attentato, che non sono mai stati individuati.

 

La nuova inchiesta

A fine aprile si è tenuta a Brescia l’udienza preliminare sul nuovo filone d’inchiesta. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Roberto Zorzi (omonimo, ma non parente, del più noto Delfo che, accusato della strage, fuggì in Giappone, dove tutt’ora risiede, impunito). Roberto Zorzi il giorno dell’esplosione della bomba non aveva ancora 21 anni. Nato a Merano, ma cresciuto nel Veronese, oggi vive negli Stati Uniti con passaporto americano e gestisce un allevamento di dobermann che ha chiamato «Il Littorio». È ritenuto l’esecutore materiale ed è accusato di concorso in strage con altri tra cui Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, per «aver partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato». Nei prossimi giorni ad essere ascoltato toccherà a Marco Toffaloni, che risiede in Svizzera. Nell’udienza preliminare si sono costituti parte civile il Comune di Brescia, i sindacati Cgil, Cisl e Uil e un lungo elenco di familiari delle vittime. Manlio Milani, come sempre, era in aula anche questa volta.
Manlio, dopo la condanna di Maggi e Tramonte, ha accolto positivamente questo nuovo filone dell’inchiesta che dovrebbe portare “a individuare i responsabili materiali della strage, ovvero chi mise la bomba quel giorno a Brescia in piazza della Loggia”.

Preziose sono state le dichiarazioni di Giampaolo Stimamiglio (un ex esponente di Ordine Nuovo risultato determinante nella ricostruzione della strage di Piazza Fontana e di Piazza della Loggia) al quale Toffaloni disse di essere tra i responsabili materiali dell’ordigno («Anche a Brescia gh’ero mi». E poi «son sta mi»). C’è persino una foto che riprende Toffaloni, allora 17enne, in piazza della Loggia. Speriamo quindi, dice Manlio, “come familiari delle vittime e come società civile, che la ricerca della giustizia possa compiere un ulteriore passo in avanti”. Un altro passo verso la verità.

L’incontro è organizzato dall’associazione “I care” di Travedona Monate che da anni porta avanti presso l’ISS “Dalla Chiesa” di Sesto Calende il progetto “Educazione cinema”. Il progetto è stato accolto con entusiasmo dalla dirigente Elisabetta Rossi e ottimamente coordinato dalle docenti Monica Colombo e Rita Gaviraghi. Gli incontri con gli studenti, attraverso la visione e l’analisi di alcuni capolavori del cinema italiano, ripercorrono i momenti più bui e drammatici della storia italiana del Novecento: da Portella della Ginestra all’omicidio di Mattei, dall’assassinio di Pasolini alla strategia della tensione. L’obiettivo è quello di suscitare nei ragazzi una coscienza critica secondo lo spirito di don Lorenzo Milani, punto di riferimento dell’associazione “I care”.

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